Ur ed Ebla: le città “perdute”
Nel 1923, Sir Leonard Woolley dirigendo alcuni scavi a sud dell’antica Babilonia, che poi scoprirono essere la città di Ur, rinvenne una gran quantità di oggetti d’oro e di pietre dure. Poiché i suoi aiutanti non erano ancora preparati a quel lavoro, sospese gli scavi per quattro anni. Quando li riprese ottenne notevoli risultati. Si accorse di trovarsi in un grande cimitero, con centinaia di tombe scavate in più secoli, in una zona di rovine molto più antiche.
Sedici tombe erano enormi, giungendo fino a nove metri di profondità. Vi erano stati sepolti dei re, insieme al loro corteo di guardie, custodi, funzionari e cortigiani. Contenevano anche i resti di buoi che, su carri, vi avevano portato molte suppellettili.
Tutti i membri del corteo dovettero bere un veleno, le cui tazze erano ancora accanto ai loro scheletri. Morti questi, i cerimonieri funerari uccisero i buoi, ricoprirono tutto con molta terra e fecero riti, sacrifici e offerte.
Con metodi ingegnosi, Woolley ricavò tracce e impronte lasciate dai materiali decomposti: legno, cuoio, tessuti ecc. Benché assai meno avanzati di quelli attuali, i suoi mezzi fecero emergere molte più conoscenze di quelle delle altre città babilonesi del 2500 avanti Cristo.
Per gli esperti, i tesori scoperti a Ur, pur senza avere un rapporto diretto con la Bibbia, rivelano aspetti ambientali e culturali che la riguardano. Gli artefatti confermano la grandissima abilità di artigiani e artisti dell’oro, argento, pietre preziose, legno, tessuti, strumenti artistici e musicali ecc.
Viene spontaneo un confronto con le prescrizioni che, secoli dopo l'Esodo (capitoli 35-39) darà ad artisti e artigiani che devono lavorare materiali preziosi, pietre, tessuti e oggetti per la “Dimora” e l’Arca del Signore.
Poiché gli oggetti di Ur risalgono a molti secoli prima di Abramo, indicano che gli inizi d’Israele non sono nascosti in epoche preistoriche o età primitive di cui si sa poco o nulla. Emergono, invece, da concreti contesti di persone progredite, culture evolute e civiltà avanzate. Tutto ciò, non riguardando episodi singoli o diretti, dimostra l’attendibilità e conferma la veridicità delle descrizioni bibliche.
Quest’aspetto ricevette ulteriori conferme da altre importanti scoperte, come la città di Ebla (a sud di Aleppo). Fu conquistata e distrutta nel 2300 e 2250 a.C. dai re babilonesi Sargon e Naram Sin, per cui se ne persero le tracce.
Dal 1964 al 1967, gli archeologi italiani diretti dal prof Paolo Matthiae, scavarono il Tell Mardikh. Nel 1968 lessero su un pezzo di statua il nome di un re di Ebla. Nel 1975, in un edificio sotto il grande tempio trovarono migliaia di tavolette cuneiformi e altri oggetti sopravvissuti al saccheggio e all’incendio.
Uno dei maggiori esperti italiani, il prof. Giovanni Pettinato notò che la lingua era più vicina all’ebraico che al babilonese. Numero di tavolette e novità della lingua esigevano, però, studi assai lunghi.
Divulgatori e giornalisti, come al solito, ne parlarono con molta sensazionalità e uguale incompetenza e imprudenza, provocando accese polemiche. Lo studio, allora, fu affidato a un gruppo internazionale di italiani, belgi, inglesi, francesi, tedeschi, iracheni, siriani e statunitensi.
Accertarono, così, che la lingua babilonese era diffusa in Siria già prima del 2300 a.C. ed era adatta a descrivere molte attività, testi letterari, dizionari ecc. Fu testimoniata anche la presenza di popoli semiti occidentali in quel periodo.
Scoperte più recenti di ruderi mostrarono pure le analogie col tempio di Salomone, i gioielli d’oro, uno scettro del faraone con geroglifici d’oro.
La conclusione più importante, è che le grandi scoperte suscitano facili reazioni, possono provocare anche interpretazioni infondate e portare a errori. Ciò dipende dal vecchio vizio di cercare sempre e subito, conferme o smentite alla Sacra Scrittura.
Ciò che è necessario, invece, è molta calma, lungo studio, assiduo lavoro, adeguata ed equilibrata riflessione. I risultati fondamentali di scoperte come Ur ed Ebla hanno fatto luce su importanti aspetti della cultura e della storia antica della Siria, della vita al tempo dei patriarchi, delle antiche lingue semitiche ecc.
Questi dati sono molto utili e importanti. Ci consentono di allargare e approfondire le conoscenze sul mondo degli Ebrei, dell’Antico Testamento e della Bibbia.
Gualberto Gismondi