Babilonesi ed ebrei: astronomia e profezia
Il termine Babilonia indica realtà fra loro legate ma diverse. La prima fu una grande città sul fiume Eufrate, considerata più volte nella Bibbia sotto vari aspetti. La seconda è un grande e fertile bassopiano irrigato dai fiumi Tigri ed Eufrate. In quest’area ricca di reperti, i ritrovamenti archeologici hanno mostrato abitazioni preistoriche risalenti a 30.000 anni prima di Cristo.
Non ci soffermiamo su la sua preistoria, ma consideriamo la parte di storia relativa al tempo del capo e protagonista Nabucodonosor (Nabu-Kudurri-Ussur). Egli regnò dal 605 al 562 a.C. dal Golfo Persico al Mar Morto e nel 597 e 586 a.C., conquistò Gerusalemme. Nel 539 a.C., Babilonia fu a sua volta conquistata dall’imperatore persiano Ciro, che ne ridusse area e città a una provincia persiana.
Nel corso dei secoli, molti eventi storici avevano portato ad abitare in quell’area, non solo i conquistatori che si succedettero l’un l’altro, ossia: assiri e babilonesi, ma anche un gran numero di prigionieri deportati dagli Stati conquistati e dai popoli vinti. Molti di questi vi abitarono, poi, come loro membri, comprese molte migliaia di ebrei. Quelli di loro che vi rimasero a lungo o definitivamente, e che mai abbandonarono la propria fede e osservanze, resero progressivamente sempre più note e influenti la religione e la fede ebraica.
Basti ricordare che proprio in tale area venne poi composto ed elaborato quel monumento religioso alla Sacra Scrittura dell’Antico Testamento che costituisce il famoso Talmud Babilonese. Esso divenne e rimane tuttora un testo base dell’ebraismo, a livello mondiale.
Questi fatti e realtà mostrano che le grandi attese messianiche e le aspettative ebraiche potevano essere ben note, come dimostra la Bibbia, nella cultura, religione e vita babilonese.
Babilonesi e Caldei, quindi, potevano conoscere le profezie di cui il popolo di Dio era depositario, custode e divulgatore. È normale che le conoscessero, soprattutto, i membri più elevati e importanti della casta sacerdotale babilonese e persiana, famosi per le loro vastissime conoscenze sia religiose che scientifiche.
Essi possedevano ampie e profonde competenze astronomiche e astrologiche. Caldei e Babilonesi divennero famosi per i risultati conseguiti nell’aritmetica, la matematica e l’algebra. Nell’astronomia non si limitavano a calcolare, ma raccoglievano anche molte osservazioni, che poi ordinavano accuratamente, ricorrendo a complesse tecniche aritmetiche e all’estrapolazione.
Sopra tutte queste benemerenze culturali, che arricchirono la cultura mondiale, però, ai Magi vanno riconosciute, in primo luogo, le grandi benemerenze del profondo senso religioso.
Da esse la possibilità di conoscere e riflettere a lungo sull’ antichissima profezia del futuro Messia e Re dei Giudei: “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe, e uno scettro sorge da Israele” (Nm 24,17).
Acuti e assidui osservatori delle stelle, alle quali allora si attribuivano anche particolari significati storici e religiosi, poterono osservare qualche aspetto, posizione, congiunzione o altro, dei pianeti che, poteva benissimo costituire un “segno” per loro.
Un segno nel cielo, allora, era considerato particolarmente importante. Nel piano divino della salvezza, però, i Magi sono considerati come “primizia dei gentili” o delle “genti”, ossia di quanti non appartengono al popolo di Israele e, quindi, rappresentano i pagani o, meglio ancora, l’umanità.
Più che fantasticare su ipotesi scientifiche incerte e poco convincenti, sulla natura della stella, occorre considerarne l’aspetto antropologico, umano e religioso. Il comportamento dei Magi fa pensare piuttosto a una forte intuizione o ispirazione di fede, a una luce con la quale il Signore li spinse a un viaggio lungo, faticoso, disagiato a e pericoloso per andare ad adorare il Re dei Giudei, il Re dei re.
A riconoscere in Gesù la stella e lo scettro profetizzati poté contribuire anche qualche conoscenza scientifica umana, astronomica, benché avvolta nella nebulosità astrologica. Dio sa scrivere diritto su righe storte.
Ogni sua ispirazione salvifica è assai più luminosa e potente dei nostri incerti pensieri umani e può sempre illuminare e guidare gli sforzi di tutte le persone aperte e di buona volontà.
Gualberto Gismondi.