Mari: fra sorprese ed enigmi
Nella realtà e nella pratica, l’archeologia non può trovare tracce o testimonianze di soggetti o entità nomadi. Ciò che può dirci di questi gruppi si ricava da loro eventuali rapporti o contati con popolazioni stabili di agricoltori, abitanti di città, ecc.
Dei nomadi della Mesopotamia, nel 1800 a.C., non avremmo saputo niente, se non fosse stato scoperto, per caso, un vecchio centro, vicino al fiume Eufrate.
Nel 1933, alcuni abitanti del luogo stavano costruendo una tomba. Scavando incontrarono una statua di pietra. Saputa la cosa, un gruppo di archeologi francesi giunse quasi subito, organizzò gli scavi e rinvenne altre statue.
Su una di esse vi era il nome “Mari”, scritto nell’alfabeto babilonese. Intensificando le ricerche, trovarono templi, un palazzo e una giara con un tesoro. Ciò sembrò indicare che Mari si potesse correlare al tempo della magnificenza di Ur: nel 2500 a.C.
Tale splendore, però, in seguito subì un’eclissi, e solo verso il 1850 a.C. riprese a fiorire. Il grandioso palazzo costruito dai re di Mari è considerato uno dei maggiori del Medio Oriente. Come gli altri, però, anch’esso fu saccheggiato e incendiato. Poco dopo il 1760 a. C., infatti, Mari fu conquistata dal re babilonese Hammurabi.
Negli scavi, gli archeologi trovarono, sparse nelle varie sale e stanze, circa 20.000 tavolette d’argilla, in parte spezzate e in parte intatte, scritte in testi e caratteri cuneiformi. In esse si descrivevano minuziosamente tutti gli aspetti della vita del palazzo: derrate alimentari, tavola del re, costruzione di strumenti musicali, documenti amministrativi e di governo ecc. Inoltre, si trovarono centinaia di lettere al re, provenienti da ogni parte.
Tutto ciò fece conoscere molti aspetti della vita in un’area vastissima dell’Oriente antico. Gli ufficiali dell’esercito dovevano informare il re su tutti gli spostamenti delle tribù nomadi, che potevano costituire qualche pericolo, e sulle numerosissime carovane che attraversavano l’area e dovevano pagare tributi. Alcuni di tali gruppi si ritrovano anche nelle pagine e nei racconti biblici, indicati, ad esempio, col nome generico di Amorriti.
Nelle tavolette si leggono anche numerosi nomi di persone, molto simili a quelli ebraici risalenti, soprattutto, al periodo dei patriarchi. Qualcuno è addirittura identico come: Ismaele.
L’importanza maggiore dei ritrovamenti di Mari risiede nella gran quantità di notizie riguardanti la presenza e la vita di gruppi nomadi nel periodo che va, all’incirca, dal 2000 al 1760 a.C. Molti di tali aspetti interessanti possono, quindi, riguardare anche la vita dei patriarchi.
Anche qui dobbiamo sottolineare un aspetto già notato. L’archeologia è utilissima nel farci conoscere elementi e circostanze di vita, di cultura e di storia di una data epoca e di un dato ambiente, che ci consentono di capire sempre meglio le modalità di molti fatti descritti nelle pagine bibliche.
La maggior luce sugli ambienti e i contesti in cui tali fatti si svolsero, quindi, è preziosa. Consente, infatti, di distinguere con maggior sicurezza fra storie vere e verosimili oppure racconti e narrazioni infondate. In più fa interpretare e comprendere più correttamente gli eventi.
Essa, però, non può dirci nulla, dal punto di vista strettamente religioso e personale, su persone singole o azioni determinate e specifiche. In questo campo, le illazioni volte a giudicare la Bibbia inattendibile o a farla leggere in modi integralisti, fondametalisti o concordisti, si dimostrarono sempre inutili e fantasiose e, sovente, anche arbitrarie e fuorvianti.
Un esempio fra i molti. In base a una scoperta, qualcuno sostenne che il nome Davide derivava da Mari, dove significava “Capo”. Ne deduceva, perciò, che il personaggio biblico Davide aveva un nome diverso e si sarebbe attribuito il "titolo di David” solo dopo essersi fatto re. Di qui la sua critica alla Bibbia. Scoperte successive, però, dimostrarono che, a Mari, la parola david non era per nulla un titolo, ma un semplice termine che, per di più, significava “sconfitta”.
Tale applicazione al nome del re David, oltretutto famoso come re vittorioso, quindi, era del tutto inventata, inverosimile e arbitraria. Simili concordismi e negazioni, purtroppo, furono e sono tutt’altro che rari da parte di “razionalisti” e non credenti che pretendono di “spiegare” o addirittura "insegnare" la Bibbia ai credenti. Sono, invece, soltanto tentativi di fare scalpore, privi di ogni serietà, base e attendibilità.
Gualberto Gismondi