Vesti come riflesso dell’ordine divino del mondo
La Sacra Scrittura utilizza il tema dei vestiti e le immagini e i simboli degli abiti non solo per esprimere Dio e il mondo divino, ma anche per illustrare il mondo degli uomini.
Nella voce “Veste”, il Dizionario di Teologia Biblica dedica un paragrafo ai significati precisi e ai ruoli importanti svolti dagli abiti e dai vestiti che uomini e donne indossano.
Le vesti umane, infatti, esprimono un segno d’identità e distinzione, indicano un posto, illustrano un mondo ordinato anziché disordinato. Indicano, quindi, anche l’ordine divino.
In primo luogo le vesti proteggono il corpo delle persone dalle intemperie che causerebbero sofferenza e potrebbero provocare malattie o altri danni. A un secondo livello, però, esprimono anche altri significati e valori maggiori.
Uno di essi è la protezione della dignità e la tutela del rispetto dovuto alle persone, che preservano da sguardi indebiti, irriguardosi o indecenti, perché intesi a vedere donne e uomini come oggetto di bramosie e di cupidigie non buone. Oltre a questo aspetto, vesti e abiti proteggono la riservatezza, l’intimità e la vita privata di ogni persona.
Vesti e abiti manifestano anche i vari aspetti della vita sociale, rendendo la società espressione e segno di una comunità armoniosa che vive, opera e lavora insieme, ossia in rispettosa e armoniosa “comunione”.
Gli abiti indossati dalle persone esigono, infatti, un intelligente lavoro d’insieme. Per produrre ogni abito sono necessarie numerose fasi, diverse e successive di lavoro comune: coltivazione dei campi o tosatura delle greggi, filatura, tessitura, tintura e lavorazione specifica. Nel loro insieme, esse costituiscono un impegno comune attuato valorizzando le caratteristiche proprie e le capacità specifiche di più persone.
Nella Bibbia, quindi, la veste è alleata della persona e, unita ad essa, costituisce un sodalizio. Donare il proprio mantello è un segno di fraternità. Con questo gesto, Gionata, figlio del re Saul, conclude un’alleanza con David (1 Sam 18,3). Rivestire chi è nudo è un comandamento fondamentale imposto dalla giustizia. Il suo significato va oltre l’aspetto strettamente materiale per divenire spirituale. Non soltanto si riscaldano le membra del fratello povero (Giob 31,20) ma, assai più, lo si fa rinascere alla vita e lo si inserisce nella comunità (Is 58,7).
In definitiva, nel vestire il fratello bisognoso si ripete il gesto che Dio, fin dagli inizi, ha fatto verso tutta l’umanità creata da lui (Deut 10,18).
Inoltre, ci sono vesti di diverso tipo per ogni diversa funzione. C’è la veste succinta, semplice e pratica per il lavoro di ogni giorno. Vi sono vesti solenni per ogni compito importante.
La veste di porpora ornata con fermagli d’oro è tipica dei re (1 Re 22,30; Atti 12, 21). I profeti indossano solitamente un mantello di pelo e una cintura di pelle (Zac 13, 4; Mt 3, 4). Elia passa la propria funzione profetica a Eliseo, che investe come sue continuatore, gettandogli addosso il proprio mantello (1 Re 19,19).
Il Sommo Sacerdote riceve la sua solenne investitura indossando gli abiti sacri (Lev 21, 10).
Cambiare veste, quindi, significa anche passare dalla condizione profana a quella sacra. Come vedremo, nella Bibbia la veste diviene anche segno della nuova condizione spirituale dell’uomo, capace di presentarsi davanti a Dio e di far indietreggiare le forze del male.
Gualberto Gismondi