• 12 Nov

XXXII Domenica del Tempo Ordinario A8 Novembre 2020

32ª Domenica del Tempo Ordinario:

Vegliate, perché non sapete né il giorno né l'ora

Mentre l’anno liturgico volge al termine, la Parola di Dio ci prepara al termine e alla conclusione della nostra vita, insistendo sugli aspetti più importanti: la sapienza divina; l’incontro al Signore per rimanere con lui; la veglia e vigilanza nell’attesa del giorno e dell’ora.

Ascoltiamo la Parola di Dio 

Sap 6,12-16: La sapienza è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano. 13Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.14Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta.15Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta, chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;16poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro. 

1Ts 4,13-17: 13Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell'ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. 14Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. 15Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. 16Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; 17quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Mt 25,1-13: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabole: 1B“Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: "Ecco lo sposo! Andategli incontro!". 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: "Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". 9Le sagge risposero: "No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene". 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: "Signore, signore, aprici!". 12Ma egli rispose: "In verità io vi dico: non vi conosco". 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.  

Meditiamo con lo Spirito Santo  

L’anno liturgico volge al termine e la Parola di Dio c’invita a vivere bene la nostra vita, ricordandoci gli aspetti essenziali e più importanti per la nostra salvezza e beatitudine.

La prima lettura invita a cercare sempre quella splendida Sapienza divina che cerca quanti la amano e si lascia trovare da quanti la cercano. Questa sua disponibilità è tale, da prevenire quanti la desiderano, perché possano riconoscerla. La Sapienza cerca sempre persone degne, cammina sulle loro strade e va incontro ai loro progetti. Non è difficile trovarla per chi si alza presto al mattino. La trova già seduta alla sua porta.

Riflettendo su di essa perfezioniamo la nostra intelligenza. Se per conoscerla vegliamo, ci libera dai nostri affanni. L’Antico Testamento presenta sovente queste realtà come indovinelli, mentre il Nuovo Testamento le spiega con chiarezza. La Sapienza da sempre nascosta in seno al Padre è il Figlio, pienamente rivelato in Gesù Cristo, cha la comunica mediante lo Spirito Santo, a quanti sono docili alla sua grazia.

Nella Prima lettera ai Tessalonicesi (1Ts 4,13-17) l’Apostolo Paolo considera il ritorno finale e glorioso di Cristo. Poiché quei cristiani vivevano l’attesa e il ritorno del Signore con tensioni eccessive e sovente drammatiche, Paolo ripropone il vero senso dell’attesa cristiana, perché non siano tristi, ma vivano nella gioia e speranza, sereni e pazienti. Infatti, per i cristiani, vita e morte sono un unico cammino col Signore, che ci viene incontro per farci rimanere sempre con lui.

Paolo esorta i Tessalonicesi a confortarsi a vicenda con queste verità. Il Signore ci raduna per farci vivere sempre con lui. I dettagli e particolari come: voci, arcangeli, suoni di tromba, aria, nubi, cielo ecc., sono solo espressioni ereditate dall’apocalittica biblico-giudaica, per indicare eventi importanti.

Nella sua bellissima parabola della veglia nuziale, con le vergini stolte e prudenti, il vegliare e il dormire, Gesù affronta un tema fondamentale. Sonno e veglia sono opposti e irriducibili. Il sonno indica torpore spirituale, accidia, stanchezza e freddezza. La veglia indica: intelligenza pronta, volontà attenta e operosa, tensione positiva. Anche Paolo esorta i Tessalonicesi a non dormire come gli altri, ma mantenersi sobri e rimanere svegli (1Ts 5,6).

Davanti a un evento così importante, dobbiamo essere sempre attenti e preparati. Il contrasto fra notte e luce, sonno e veglia è molto significativo. La notte indica l’oscurità, le tenebre e la prova, in cui necessita sempre tenere viva e sveglia la speranza della luce e il riapparire del giorno. Luce e giorno sono immagini di Dio. Le piccole lampade delle vergini prudenti sono solo un tenue chiarore che attenua le oscurità della notte, per cui rappresentano la fede.

L’arrivo improvviso dello sposo sveglia tutti. Alle vergini prudenti, con luce e olio sufficiente, la porta si spalanca ed entrano con lo sposo. Per le vergini stolte e imprudenti la porta chiusa non si apre più. Ormai è inutile anelare al banchetto della gioia, intimità, comunione e salvezza, La voce dello sposo, che conclude la parabola, è ferma: "In verità vi dico: non vi conosco".

Il discorso di Gesù, invece, svela la sua vera intenzione, ammonirci ed esortarci: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora”. Anche qui, il Figlio di Dio, trepida per la nostra salvezza, mostra tutto il suo amore misericordioso e la volontà di riunirci tutti, con lui, nella sua gloria e beatitudine eterna. 

Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa 

La preghiera principale chiede al Signore di essere degni del suo banchetto, di alimentare sempre le nostre anime con la fede ed essere sempre pronti a corrergli incontro e partecipare alla sua festa nuziale. “O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce, rendici degni di partecipare al tuo banchetto e fa’ che alimentiamo l’olio delle nostre lampade, perché non si estinguano nell’attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per entrare con te nella festa nuziale”.

Anche in questa orazione chiediamo il dono della fede nel mistero della passione gloriosa del suo Figlio: “Volgi il tuo sguardo, o Padre, alle offerte della tua Chiesa e fa’ che partecipiamo con fede alla passione gloriosa del tuo Figlio, che ora celebriamo nel mistero”. 

Qui chiediamo al Padre che la potenza del suo Spirito Santo, comunicataci nell’Eucaristia, rimanga in noi per trasformare la nostra vita: “Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre la forza dello Spirito Santo che ci hai comunicato in questi sacramenti, rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita”.

Gualberto Gismondi OFM

  • 04 Nov

XXXI Domenica del Tempo Ordinario1° Novembre 2020

31ª Domenica del Tempo Ordinario:

Chi tra voi è più grande sarà vostro servo

In questa domenica Gesù precisa la differenza che vi è fra due modi diversi di fede e religione.

Uno punta maggiormente sugli aspetti esterni, esteriori e visibili, mentre l’altro valorizza l’interiorità, offrendo a Dio un culto in spirito e verità.

Solo il secondo è autentico e gradito a Dio. 

Ascoltiamo la Parola di Dio 

Ml 1,14b-2,2b.8-10: 14Io sono un re grande - dice il Signore degli eserciti - e il mio nome è terribile fra le nazioni. 1 Ora a voi questo monito, o sacerdoti. 2Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione. 8Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d'inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l'alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti.9Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento. 10Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l'uno contro l'altro, profanando l'alleanza dei nostri padri?

1Ts 2,7-9.13: Fratelli, 7siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. 8Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.9Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. 13Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l'avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.

Mt 23,1-12: In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filatteri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente. 8Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

Meditiamo con lo Spirito Santo  

Oggi, nel Vangelo, Gesù indica due modi diversi di vivere la fede e la religione. Uno fatto maggiormente di aspetti esteriori e visibili, l’altro centrato sull’interiorità, in spirito e verità. Il secondo è gradito a Dio.

Anche la lettera ai Tessalonicesi considera la differenza fra i due modi di vivere la fede e la religiosità, rilevando che il Signore apprezza soprattutto la vita e il culto interiori, predicati da Gesù: adorare il Padre in spirito e verità.

Questo problema spirituale molto importante è già accennato nell’Antico Testamento. Il profeta Malachia, infatti, rimprovera a sacerdoti e leviti quali guide, responsabili  e maestri in Israele, di ridurre il culto al Signore a misero ritualismo esteriore, spiritualmente vuoto, insiemi di gesti che avviliscono lo spirito e tradiscono la realtà autentica dell’alleanza.

Il Signore, rivendica il rispetto dovuto alla sua magnificenza regale, alla sua immensa dignità davanti alle nazioni e alla gloria del suo nome presso tutti i popoli. È questo il culto autentico che il suo popolo dovrebbe rendergli. Il peccato d’Israele, quindi, è di offrire riti esteriori vuoti di spirito religioso e di fede autentica, che tradiscono la religiosità dell’alleanza.

Il vero culto è l’adorazione, l’amore, l’orazione, la preghiera, il servizio generoso e disinteressato al Signore e al prossimo. La fede autentica, infatti, esige un corretto rapporto fraterno verso il prossimo. Gesù insegna che il suo comandamento nuovo unisce all’amore obbediente e adorante al Padre, l’amore umile, concreto e attivo al prossimo. Solo quest’amore glorifica il suo nome.

Sacerdoti e Leviti, scribi e farisei profanano l'alleanza dei loro padri, riducendo tutto a convenienza materiale e compenso personale. Perciò Gesù rimprovera loro di sedersi sulla cattedra di Mosè per imporre sulle spalle del popolo fardelli pesanti che essi non sfiorano neppure con un dito. Vogliono essere ammirati, si appropriano dei primi posti nei banchetti, scelgono i primi seggi nelle sinagoghe, si fanno chiamare "rabbì" (maestri). Gesù invita a non fare ciò che fanno., perché il “Maestro” è uno solo, Dio, e noi siamo tutti discepoli. Il “Padre” è solo quello celeste, noi siamo tutti figli.

La “Guida” è solo Gesù, che insegna: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”. San Paolo conferma la validità perenne delle parole di Gesù, perché in tutte le comunità che ha fondato fu sempre una madre amorevole che cura i suoi figli. Per amore di Cristo vorrebbe dar loro la sua stessa vita. La ricompensa per le sue fatiche, e il suo duro lavoro notte e giorno, è una sola: hanno accolto la parola da lui annunciata come vera parola di Dio. Per questo, rende continue grazie a Dio.

Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa 

La preghiera iniziale domanda a Dio tutte ciò che nasce dalla sua Parola: non usurpare mai la sua gloria; riconoscere in ogni uomo la dignità di un suo figlio; mostrarci con le opere, discepoli del suo unico Figlio, fattosi uomo per amore: “O Dio, creatore e Padre di tutti, donaci la luce del tuo Spirito, perché nessuno di noi ardisca usurpare la tua gloria, ma riconoscendo in ogni uomo la dignità dei tuoi figli, non solo a parole, ma con le opere, ci dimostriamo discepoli dell’unico Maestro che si è fatto uomo per amore, Gesù Cristo nostro Signore”.

Il sacrificio che offriamo sia un’offerta pura e santa a Dio, per ottenerci la sua piena misericordia: “Questo sacrificio che la Chiesa ti offre, Signore, salga a te come offerta pura e santa, e ottenga a noi la pienezza della tua misericordia”.

I sacramenti che ci nutrono ci preparano a ricevere i beni da lui promessi: “Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita ci preparino a ricevere i beni promessi”.

Gualberto Gismondi OFM

  • 28 Ott

XXX Domenica del Tempo Ordinario A25 Ottobre 2020

30ª Domenica del Tempo Ordinario:

Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, anima e mente

L’insegnamento di questa domenica riassume tutto il nostro essere cristiani: amare il Signore Dio con tutto il cuore, anima e mente e il prossimo come noi stessi.

Benché espresso in due parti l’impegno è unico: amare. Dio è amore. È questa la sua definizione più vera, autentica ed elevata. Nessun’altra può eguagliarla né sostituirla.

Dio è amore. Nulla è più grande di questo.  

Ascoltiamo la Parola di Dio 

Es 22,21-26: Così dice il Signore: 21non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l'orfano. 22Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l'aiuto, io darò ascolto al suo grido, 23la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.24Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all'indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.25Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, 26perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l'ascolterò, perché io sono pietoso. 

1Ts 1,5-10: Fratelli, 5ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.6E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, 7così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia. 8Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. 9Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero 10e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall'ira che viene.

Mt 22,34-40: In quel tempo 34i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36"Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?". 37Gli rispose: " Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

Meditiamo con lo Spirito Santo  

Gesù rispondendo a farisei e dottori della Legge esprime la suprema verità della vita: l’amore. 

La parola di Gesù è ben più di un comandamento. Per l’amore e la verità divina ogni termine umano: legge, comandamento, precetto, norma ecc. è del tutto inappropriato. Prima di giungere a una qualche comprensione dell’asserzione “Dio è Amore” dobbiamo purificare tutte le concezioni umane dell’amore, eliminando le visioni che rendono il termine inaccessibile, e quelle riduttive di un amore puramente umano.

Soltanto la rivelazione divina riesce a esprimere Dio, amore perfettamente gratuito e totalmente generoso, tenerezza immensa che, senza sacrificare nulla della sua infinita santità, si apre con pienezza e si dona con perfezione di misericordia. L’amore di Dio è gratuito e generoso come esprimono i termini di “amicizia”, “alleanza” e “promesse di salvezza”. Tutti e in particolare il suo popolo devono amarlo con tutto il cuore e  se stessi.

Per queste esigenze troppo grandi per l’uomo peccatore, vi è la totale necessità di un aiuto e grazia divini, che il Signore dona senz’alcun limite.

Diversamente dall’Antico Testamento, il Nuovo  esprime l’amore divino nel fatto unico di Gesù, il Figlio di Dio, che viene nel mondo a vivere il dialogo della vita d’amore fra Dio e l’uomo. Tutto avviene nella la persona di Gesù, in cui Dio ama riamato l’uomo. Amare Gesù è amare il Padre. Si ama ascoltando la Parola divina, seguendo Gesù e rinunziando a tutto. Gesù dona tutto al Padre, senza riserve, e agli uomini senza eccezioni. Di tutte le parole umane, solo “amore” lascia intravvedere il mistero del Dio Unitrino, eterno dono d’amore reciproco fra Padre, Figlio e Spirito Santo.

Gesù completa il discorso invitando ad amare il prossimo come noi stessi. Prima di morire, però chiederà molto di più: amarci l’un l’altro, come lui ha amato noi.

La lettura dal libro dell’Esodo aiuta a capire lo sforzo immenso del Signore per rendere capace di amore un’umanità che Genesi mostra gloriarsi di “vendicarsi settanta volte sette”. Dall’abisso estremo della vendetta senza fine dell’umanità peccatrice, alla vetta vertiginosa dell’“amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”, del Figlio di Dio, c’è un abisso che solo l’amore onnipotente e infinito di Dio poteva colmare. Il Figlio Gesù la colmò a prezzo della sua incarnazione, passione e morte sulla croce.

Amare Dio senza fine e senza limiti, e amarci gli uni gli altri come ci ha amato Gesù è diventato possibile solo per l’infinito dono di grazia del Padre, Figlio e Spirito Santo. La liturgia di questa domenica esprime mirabilmente questo prodigio, superiore a ogni altro. L’orazione principale, infatti, considera che il Padre sempre fa ogni cosa per l’amore e la difesa degli ultimi: umili, sofferenti e poveri. Solo lui, quindi, può liberare il nostro cuore da tutti gli idoli di: ricchezza, denaro, potere, piaceri e beni terreni.

Solo dopo aver ricevuto il suo indispensabile dono di liberazione, possiamo impegnarci ad amare e servire totalmente Dio e i nostri fratelli nella grazia di Cristo e del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa 

Invochiamo con gioia il Padre, che fa tutto per amore e difende umili e poveri, perché ci liberi dalla schiavitù di tutti gli idoli, ci renda capaci di servire lui e il preossimo, e renda il suo amore legge della nostra vita: “O Padre, che fai ogni cosa per amore e sei la più sicura difesa degli umili e dei poveri, donaci un cuore libero da tutti gli idoli, per servire te solo e amare i fratelli secondo lo Spirito del tuo Figlio, facendo del suo comandamento nuovo l’unica legge della vita”.

L’offerta e i doni che presentiamo al Signore rendano piena gloria al suo nome: “Guarda, Signore, i doni che ti presentiamo: questa offerta, espressione del nostro servizio sacerdotale, salga fino a te e renda gloria al tuo nome”.

L’Eucaristia, sacramento della nostra fede, ci ottenga il possesso delle realtà eterne che celebriamo nel mistero: “Signore, questo sacramento della nostra fede compia in noi ciò che esprime e ci ottenga il possesso delle realtà eterne, che ora celebriamo nel mistero”. 

Gualberto Gismondi OFM